giovedì 26 novembre 2009

Lodo Alfano con legge costituzionale?

E' di stasera la dichiarazione del ministro La Russa che il PdL riproporrà il Lodo Alfano come legge costituzionale tenendo conto dei rilievi della Corte Costituzionale .
Beh, mi sembra un'altra dichiarazione manifesto.
L'articolo 138 della Costituzione prevede che "Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.

Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.

Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti."

Quindi, nel migliore dei casi sei mesi di lavori del Parlamento; poi la tagliola dei due terzi della maggioranza per evitare il referendum.

Uhm, Bel lavoro per un Governo che, ad onta della schiacciante maggioranza in parlamento, va avanti a voti di fiducia. Auguri!

E i problemi REALI del Paese? I disoccupati? il debito pubblico?


mercoledì 25 novembre 2009

Ballarò, la Lega ed il reato di immigrazione clandestina

Nella puntata di ieri di Ballarò, l'on. Cota ha cercato di spiegare il perché della necessità del'esclusione del reato di immigrazione clandestina dal cd."processo breve" [meglio chiamarlo "ammazzaprocessi"]. L'esponente leghista ha confusamente parlato di una Direttiva dell'Unione europea che "imporrebbe" una sentenza per eseguire l'espulsione dell'immigrato irregolare.

Le cose non stanno proprio così. Anzi, è proprio per sfuggire a questa Direttiva europea che la Lega ha fortemente voluto l'introduzione del reato di immigrazione clandestina anche nella forma manifesto del pacchetto sicurezza e vuole fotemente che in ogni caso si giunga a sentenza nel reato di immigrazione clandestina.

La Direttiva europea in questione è la 2008/115/CE del 16 dicembre 2008 , non recepita dall'Italia, proprio quella che entusiasticamente Maroni ha dichiarato di voler anticipare portando sempre con il "pacchetto sicurezza" (lettera L comma 22, art.1 legge 15/7/2009) la detenzione (art. 14 del Testo unico immmigrazione n.286/98) nei Centri di Identificazione ed espulsione a 180 giorni.

Purtroppo per gli orientamenti politici della Lega, la Direttiva prescrive ben altro, ossia che l'espulsione coattiva del clandestino deve essere l'ultima ratio per gli Stati membri EU, preceduta dal tentativo del rimpatrio volontario, assistita da garanzie per il rispetto della persona, con sorveglianza del giudice sul trattenimento, con il diritto ad un ricorso effettivo contro l'espulsione, con il divieto di reingresso che non può eccedere i 5 anni, salvo casi eccezionali di pericolo per l'interesse nazionale (attualmente la Lega, con la Bossi-Fini ha portato questo divieto di reingresso per l'espulso sempre a 10 anni). Insomma una serie di garanzie per i cittadini di Paesi terzi che devono essere espulsi. Ma, ovviamente la Lega vuol avere la copertura europea solo sull'aspetto punitivo dell'aumento della detenzione nei CIE.

La Direttiva europea, però, all'articolo 2, offre una scappatoia ai leghisti: "Gli Stati membri possono decidere di non applicare la presente direttiva ai cittadine dei Paesi terzi a) sottoposti a respingimento alla frontiera, b) sottoposti a rimpatrio come sanzione penale o come conseguenza di sanzione penale". Quindi, se la polizia riesce ad eseguire l'espulsione del clandestino o irregolare, non serve la sentenza (si avrà, ai sensi dell'art.1 comma 15 della legge 94/2009 "pacchetto sicurezza", un non luogo a procedere). Se la polizia non riesce ad eseguire subito l'espulsione, la sentenza di condanna non servirà all'applicazione di sanzioni penali quali detenzione o multa, bensì offrirà la possibilità di escludere il clandestino dai benefici e dalle garanzie portate dalla Direttiva europea e privarlo della possibilità del rimpatrio volontario, delle garanzie della possibile gradualità del divieto di reingresso.

Insomma, non il reato di immigrazione clandestina è essenziale per la Lega, bensì una sentenza su tale reato.
Se la Direttiva europea dice che solo i cattivissimi possono esser trattati male, la Lega fa diventare tutti i clandestini cattivissimi per legge, così li può legalmente trattare male.

lunedì 23 novembre 2009

efficacia della comunicazione

Sto leggendo i giornali non azzerbinati al Potere e, fra me e me, rifletto sull’efficacia della comunicazione sui guasti che questo Governo sta portando al sistema Italia.

Ritengo, magari con un po’ di presunzione, che l’efficacia potrebbe esser maggiore se ci si prendesse la briga di lasciar perdere l’attacco frontale e ci si soffermasse sui contenuti formali e sostanziali della comunicazione.

Faccio due esempi.

Il primo errore formale è il “Processo breve”. Articoli ed articoli per spiegare le nefandezze del disegno di legge e poi, nei titoli, ci si adegua alla maggioranza continuandolo a chiamare “processo breve”, anziché – come più giusto – “ammazzaprocessi”, ingenerando la convinzione ed avvalorando quel che dice il Governo, che comunque si tratta di un provvedimento che velocizza la giustizia.

Il secondo esempio è più sostanziale e riguarda il fenomeno dell’immigrazione.

Sulla stampa vicina all'opposizione è stata data rilevanza al bus della vergogna di Milano dove vengono caricati i clandestini, al provvedimento del “bianco natale”, a quello dell’invito alla delazione del clandestino. Queste iniziative sono state bollate come razziste.

Nella forma sono pratiche odiose, ma perfettamente legittime. Dalla Turco-Napolitano, approvata dal centro sinistra nel 1998, in poi tutti i governi di destra o di sinistra hanno usato lo slogan “chi è clandestino deve essere espulso”. Che poi il clandestino venga scoperto con retate, con delazioni o in seguito a controllo dei vigili urbani ha ben poca importanza. Agli occhi della gente, e del diritto, deve essere espulso. Un attacco fondato sulle modalità di applicazione di una legge e non sulla sostanza non mi sembra molto efficace.

Ben altre sono le nefandezze di questa maggioranza in materia di immigrazione, prima fra tutte l’irrisolto sistema di ingresso legale affidato ormai solo alle sanatorie e ad un clic day che arriva, come babbo natale, per un’ora l’anno. Per poi continuare con il contratto di integrazione a punti, altra corbelleria fin ora fortunatamente non realizzata, per finire all’eccesso di burocratizzazione che costringe l’immigrato regolare a instaurare un continuo e defatigante rapporto con la Pubblica Amministrazione a tutto di scapito della sua attività lavorativa.

Di tutto ciò , forse perchè fa parte della quotidianità, ben poco emerge dalle pagine dei giornali

martedì 17 novembre 2009

Alla faccia della coerenza!

Vi ricordate quel che successe agli inizi di febbraio? L'attuale maggioranza dichiarò solennemente che l'essere umano non può fare a meno di bere, non può rifiutarsi di assumere acqua e che, se incosciente, DEVE essere idratato anche se aveva lasciato disposizioni contrarie.
Quindi, per l'attuale maggioranza, l'acqua è un bene essenziale alla salute.
Quindi, secondo l'articolo 32 della Costituzione che tutela la salute, l'approvviggionamento idrico è un bene costituzionamente garantito.
E oggi cosa fa questa maggioranza? Pone la fiduxia su un pone la fiducia sul decreto salva-infrazioni che contiene anche la riforma dei servizi pubblici locali, compresa l'acqua.
In parole povere l'acqua del Sindaco che ci viene dal rubinetto, sarà fornita da una società con capitale di maggioranza privato, ossia volto al profitto, ossia a guadagnare, ossia a spillare più soldi a noi cittadini.
Alla faccia della coerenza

giovedì 12 novembre 2009

Basta con questi casini

Sto ascoltando Anno Zero e non ne posso più di sentire la solita solfa.
Due tesi contrapposte.
La "sinistra" inveisce contro le proposte di legge della maggioranza asserendo che, dal lodo Schifani, passando per la Cirielli fino al lodo Alfano e all'odierno disegno di legge sul "processo breve", non si fa altro che discutere su leggi ad personam.
L'attuale maggioranza afferma, invece, che sono leggi che servono per dare al popolo sovrano una giustizia più certa e più giusta.
Sono 15 anni che sentiamo questa tiritera.
Personalmente sono più vicino alla tesi della "sinistra", ma ritengo che il danno fatto al Paese da questa diatriba sia, ormai, enorme.
Un Paese bloccato da 15 anni sui guai giudiziari di una persona.
Ampi settori della maggioranza che ci governa devono sottostare (pecunia non olet) ai diktat di chi li finanzia. E noi paghiamo.
Si impone una scelta di realpolitik.
Personalmente ritengo che, avendo i soldi, si riesca ad allungare i processi fino a sfuggire alla giustizia. 15 anni di storia lo dimostrano.
Come uscirne per tornare ad occuparci dei problemi del Paese?
Secondo me la soluzione più indolore è la reintroduzione non dell'immunità parlamentare come ora descritta da qualche Giornale, bensì del testo originario dell'articolo 68 della Costituzione che recitava:
"I membri del Parlamento non possono essere perseguiti per le opinioni espresse e i voti dati nell'esercizio delle loro funzioni.
Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale; né può essere arrestato, o altrimenti privato della libertà personale, o sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, salvo che sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è obbligatorio il mandato o l'ordine di cattura.
Eguale autorizzazione è richiesta per trarre in arresto o mantenere in detenzione un membro del Parlamento in esecuzione di una sentenza anche irrevocabile»."

Lo so. Non è bello assistere all'impunità di un membro del Parlamento. Ma, almeno, ci sarebbe modo di metter mano alle reali esigenze del Paese.
Mi fa rabbia assistere al continuo puntare sulle manchevolezze di un uomo e non puntare il dito sulle reali nefandezze di questa maggioranza. Faccio qualche esempio: l'accordo con la Libia, spacciato come accordo sul contenimento dell'immigrazione clandestina. In realtà l'immigrazione rappresenta la minima parte di un accordo che consente appalti per 5 miliardi di dollari ad imprese italiane sottratte alla normativa ordinaria sugli appalti. In virtù di questo accordo la Libia potrà appaltare ad aziende italiane, scelte ad libitum, con compensi alle impresead libitum, con compensi agli operai ad libitum, opere pubbliche in Libia sottratte a qualsiasi controllo. Perchè, quindi preoccuparsi degli appalti sulla Salerno- Reggio Calabria?
Vogliamo parlare anche delle ordinanze di protezione civile con le quali vengono sottratti a qualsiasi controllo appalti per milioni di euro?
Questi sono i mali dell'Italia al confronto dei quaili la sorte di un solo uomo, ancorchè avente una eminente carica pubblica, sono ben poca cosa.

Brunetta, il giuramento e i gli impiegati dello Stato

Brunetta ha dichiarato che i dipendenti dello Stato dovranno d'ora in poi giurare fedeltà.
Ricordo a me stesso che il D.P.R. 10 gennaio 1957, n.3 recante "Testo unico degli impiegati dello Stato", all'articolo 11 recitava:
"

11. Promessa solenne e giuramento.

L'impiegato, all'atto dell'assunzione in prova, deve fare, davanti al capo dell'Ufficio o ad un suo delegato, in presenza di due testimoni, solenne promessa secondo la formula seguente:

«Prometto di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi dello Stato, di adempiere ai doveri del mio ufficio nell'interesse dell'Amministrazione per il pubblico bene».

Prima di assumere servizio di ruolo l'impiegato deve prestare giuramento davanti al capo dell'Ufficio, o ad un suo delegato, in presenza di due testimoni, secondo la formula seguente:

«Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi dello Stato, di adempiere ai doveri del mio ufficio nell'interesse dell'Amministrazione per il pubblico bene».

La promessa solenne e il giuramento non si ripetono nel caso di passaggio ad altro impiego.

Il rifiuto di prestare la promessa solenne o il giuramento importa la decadenza dall'impiego.

L'Articolo fu poi abrogato dall'art. 3 del DPR 19 aprile 2001, n. 253, in seguito alla cd. privatizzazione del pubblico impiego.

Niente di nuovo sotto il sole, dunque.

giovedì 5 novembre 2009

il libro di Vespa

Argomento un po' futile.
A giudicare dai continui aggiornamenti e dal suo "stare sulla notizia", il nuovo libro di Vespa piuttosto che un libro mi sembra un quotidiano!

martedì 3 novembre 2009

Il Crocifisso e Strasburgo

La Corte europea dei diritti dell'uomo, come riferisce oggi Repubblica.it o Il Corriere.it o Il Giornale.it , ha stabilito che il crocifisso nelle scuole è in contrasto con la libertà religiosa.
Come al solito, i nostri governanti sono più realisti del re nel difendere, in uno Stato laico, la religione cattolica.
Mentre il Vaticano si è trincerato dietro "no comment" e un qualche dichiarazione prudente, leggendo i commenti dei nostri ministri, si assiste ad uno sguaiato abbaiare contro i giudici (ma è una fissazione!!).
Saltano agli occhi anche alcune perle. Sempre che quanto si legge su Repubblica.it sia stato effettivamente detto dalla Gelmini ("Nessuno, nemmeno qualche corte europea ideologizzata, riuscirà a cancellare la nostra identità. La nostra Costituzione riconosce, giustamente, un valore particolare alla religione cattolica. Non vorrei che alcune norme a cui si rifanno i giudici della Corte di Strasburgo fossero in contrasto con il nostro dettato costituzionale. Non è eliminando le tradizioni dei singoli paesi che si costruisce un'Europa unita, bisogna anzi valorizzare la storia delle nazioni che la compongono. Per questi motivi, secondo me il crocifisso rappresenta l'Italia e difenderne la presenza nelle scuole significa difendere la nostra tradizione") , la ministra dell'istruzione dimostra come sia necessario ripristinare lo studio della Costituzione, visto che non la conosce neppure lei.
Due perle in tre righe:
1) la nostra Costituzione (art. 7) non riconosce, come il Concordato del 1929 un particolare valore alla religione cattolica. Le modifiche del 1984 parlano di assoluta indipendenza e solo che "i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano"; ben lontano, quindi, da un particolare valore della religione cattolica; forse soloun particolare valore all'insegnamento della religione cattolica; il che, con l'ostentazione del crocifisso, non c'entra alcunché.
2) Se i principi secondo i quali è stata emanata la sentenza sono contrari alla nostra Costituzione, è quest'ultima che si adegua ai Trattati sottoscritti, (art. 10 Cost.) non il contrario.