giovedì 5 febbraio 2009

Un uomo solo contro la follia collettiva

Caro Presidente,
non ho mai scritto ad una alta carica dello Stato ma oggi sento il bisogno ed il dovere di farlo e di mannifertargli la mia stima e la mia vicinanza.
Oggi ho visto uno spettacolo indegno in cui tutti, dico tutti, da destra a sinistra le hanno "tirato la giacchetta".
Che brutto spettacolo. Una giornata di follia collettiva in cui tutti cercano di scaricare su di lei colpevoli ritardi e divisioni all'interno di ciascun schieramento. Gli uni a chiamare Lei a baluardo dei diritti civili che in Parlamento non hanno saputo difendere. Gli altri a farsi scudo di un suo rifiuto per giustificarsi davanti alle frange oltranziste che reclamano un non ben specificato diritto alla vita anche quando (e ne sono tutti coscienti) la vita non c'è più da tempo.
Mi creda, scaricare tutto il circo mediatico, la coscienza dei benpensanti, la rabbia dei diritti negati, l'odio verso la magistratura, la (presunta) reverenza verso una delle confessioni praticate in Italia, tutto sulle sue spalle è indecoroso.
Una sola cosa vorrei dirLe in questo momento per Lei faticoso. So che qualsiasi decisione Ella prenderà, sarà una decisione ponderata, presa non sull'onda emotiva, ma sulla base di quella Carta costituzionale che, dopo oltre sessanta anni, mantiene intatta la sua forza e la sua valenza di salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali. E sarà la decisione giusta. Ne sono sicuro.
Con immenso affetto Le sono vicino.

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